14/02/12

EMDR - DESENSIBILIZZAZIONE E RIELABORAZIONE ATTRAVERSO I MOVIMENTI OCULARI

La teoria dell’EMDR vede la patologia come informazione immagazzinata in modo non funzionale e si basa sulla convinzione che quando avviene un evento ”traumatico” il normale processo di elaborazione si blocca e l’informazione viene "congelata" nella sua forma ansiogena originale, nello stesso modo in cui è stato vissuto. Questa informazione quindi continua a provocare patologie come il disturbo da stress post traumatico (PTSD) e altri disturbi psicologici.

La tecnica dell'EMDR riattiva la rielaborazione dell’informazione precedentemente bloccata fino alla risoluzione adattiva dell’esperienza che è usata in modo costruttivo dalla persona ed è integrata in maniera non disturbante all'interno dei ricordi di vita del paziente. Le ricerche condotte su vittime di violenze sessuali, di incidenti, di catastrofi naturali, ecc. indicano che il metodo permette una desensibilizzazione rapida nei confronti dei ricordi traumatici e una ristrutturazione cognitiva che porta a una riduzione significativa dei sintomi del paziente (stress emotivo, pensieri invadenti, ansia, flashbacks, incubi). Infatti, questa nuova forma di psicoterapia è stata rivolta inizialmente al trattamento del Disturbo Post Traumatico da Stress, ma attualmente è un metodo ampiamente utilizzato per il trattamento di varie patologie e disturbi psicologici.

L’EMDR è usato fondamentalmente per accedere, neutralizzare e portare a una risoluzione adattiva i ricordi di esperienze traumatiche che stanno alla base di disturbi psicologici attuali del paziente. Queste esperienze traumatiche possono consistere in:

  • Piccoli/grandi traumi subiti nell’età dello sviluppo
  • Eventi stressanti nell’ambito delle esperienze comuni (lutto, malattia cronica, perdite finanziarie, conflitti coniugali, cambiamenti)
  • Eventi stressanti al di fuori dell’esperienza umana consueta quali disastri naturali (terremoti, inondazioni) o disastri provocati dall’uomo (incidenti gravi, torture, violenza)

21/05/10

DOMANDE SULLA TERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE

Cos’è la psicoterapia cognitivo-comportamentale?

La terapia cognitivo- comportamentale è una terapia breve che agisce in un ampio raggio di problemi psicologici, come la depressione, l’ansia, la rabbia, i conflitti coniugali, le paure e l’abuso/dipendenza da sostanze.

Il focus della terapia è incentrato su come pensi, agisci, comunichi oggi piuttosto che sulle esperienze dell’infanzia. Numerosi studi hanno dimostrato che la terapia cognitivo- comportamentale funziona con efficacia per la depressione, l’ansia, le ossessioni e altre paure. Inoltre, dal momento che il paziente apprende ad auto-aiutarsi, diviene abile nel mantenere i miglioramenti acquisiti durante la terapia anche dopo la fine di questa.

In cosa consiste la valutazione dei pazienti?

Quando si comincia una terapia cognitivo- comportamentale, il terapeuta chiede di compilare alcuni questionari che servono per valutare il range di sintomi e problemi. Questi strumenti valutano la depressione, l’ansia, la rabbia, le paure, i disturbi fisici, la personalità e lo stile relazionale. Lo scopo di questa valutazione è quello di acquisire più informazioni possibili su come sta il paziente, così da comprendere velocemente

quali problemi abbia (o non abbia) e quanto gravi questi siano.

Cosa sono i compiti di auto-aiuto?

Esattamente come richiesto dal un personal trainer in palestra, la terapia cognitivo- comportamentale richiede che si faccia esercizio anche in mancanza del terapeuta. Ciò che si apprende nella terapia è ciò che

occorre che si possieda e che diventi proprio al di fuori della terapia.

Ricerche hanno dimostrato che i pazienti che svolgono a casa i compiti dati in seduta raggiungono i risultati più in fretta e li mantengono più a lungo di chi non lo fa. I compiti di auto-aiuto possono includere il monitoraggio dell’andamento del proprio umore, dei propri pensieri e dei propri comportamenti; l’elenco delle attività svolte; la raccolta di informazioni; il cambiamento del modo in cui si comunica con gli altri e

altri compiti.

I miei problemi dipendono dalla mia infanzia?

Parte dei problemi che uno sente di avere possono essere dovuti ai propri genitori, ai propri fratelli e ai coetanei con cui si è interagito ma la soluzione ai problemi risiede in cosa stai pensando e facendo oggi.

Tuttavia, con molti dei problemi può sembrare utile in qualche momento rivedere la loro causa iniziale così da capire come poter modificare il modo in cui attualmente si pensa ad essi.

I miei problemi sono dovuti a fattori bio-chimici?

Parte dei problemi che uno sente possono essere dovuti a fattori di ordine bio-chimico ma molti altri fattori, come il modo in cui si pensa, ci si comporta, altre cose a questi elementi correlati, così come gli eventi

passati ed attuali, sono importanti. L’uso della terapia cognitivo-comportamentale non esclude l’utilizzo di farmaci. Per molti disordini psichiatrici esiste una considerevole evidenza che tale tipo di terapia è

efficace tanto quanto una terapia farmacologica. Per livelli di depressione e di ansia molto seri, si considera comunque opportuno associare alla psicoterapia una terapia farmacologica. Un vantaggio dell’approccio cognitivo- comportamentale risiede nel fatto che il paziente apprende a risolvere da solo i propri problemi.

Tratto da: Treatment Plans and Interventions for Depression and anxiety Disorders by Robert L.Leahy and Stephen J. Holland. Copyright 2000 by Robert L. Leahy and Stephen J. Holland. Trad. It. Gaia Vicenzi